Moriremo Cinque StelleOsservatorio sul fenomeno Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

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Che il rapporto tra il M5S e il giornalismo italiano fosse molto conflittuale, è cosa nota da tempo: dall’accusa di connivenza con la politica al rifiuto di partecipare ai talk show, dalla tendenza a rigettare il confronto ai veti cui i militanti sono sottoposti, Grillo ha via via tagliato i ponti tra il suo movimento e i mezzi d’informazione tradizionali (quelli italiani, perché le domande dei giornalisti stranieri sono sempre ben accette). Frutto marcio di questa insofferenza l’anomalia secondo cui l’unico mezzo accreditato per informarsi sul M5S è il blog dello stesso Grillo, da cui lo stesso movimento ha mosso i primi passi.

Sul blog di Grillo esiste una intera categoria intitolata “La casta dei giornali”.  Che appartiene alla sottocategoria “Battaglie”. Si tratta principalmente della critica ai finanziamenti pubblici alla stampa, ma intanto il nemico è identificato come la stampa in quanto tale.

A inasprire ulteriormente questa avversione sistemica ci ha pensato il recente exploit elettorale che ha consegnato al movimento di Grillo il 25% delle preferenze, una legittimazione eclatante e inaspettata che il leader a 5 stelle fatica a difendere dagli scivoloni e dalle figuracce dei neoeletti grillini, giovani, inesperti e visibilmente a disagio nel gestire l’assedio dei giornalisti.

D’altra parte però neppure i più anziani riescono a evitare quest’impaccio. Infatti il mai domo Vito Crimi, capogruppo al Senato del M5S, rincara suo malgrado la dose incappando in un altro infelice svarione: durante un’intervista a RadioLuiss, per conto de La Zanzara, dichiara candidamente che i grillini eletti non hanno “fatto un cazzo”, a parte votare per i presidenti di Camera e Senato, e continua “lunedì si individuano le commissioni, poi vengono convocate dopo due settimane, poi le convocano per scegliere i presidenti, che poi le convocano. Cioè passiamo un mese e mezzo senza fare un cazzo con uno stipendio che è quello che è”.
Non soddisfatto, dichiara palesemente la sua antipatia per i giornalisti (“mi stanno veramente sul cazzo, è una cosa…cercano solo il gossip”).

E’ in questo contesto che è maturata la decisione di mettersi al riparo delle insidie della democrazia nominando due consulenti per la comunicazione: i blogger Daniele Martinelli e Claudio Messora. Primo atto del duo consulente della comunicazione: azzerare la comunicazione.

Le giustificazioni sono sono un giusto mix tra vetero-complottismo e vittimismo spicciolo:

“La macchina del fango è entrata subito in azione. In mancanza di una ben precisa notizia di crimine da addebitare, sono passati alla diffamazione creativa: usano titoli che poi gli stessi articoli richiamati smentiscono”

scrive Messora sulla sua pagina facebook, invitando inoltre i “giornalisti onesti” a

“iniziare una guerra di liberazione da questi pseudo-omuncoli che sputtanano tutta la categoria. Se il Movimento Cinque Stelle non parla con nessuno (e d’ora in poi neppure io) è solo colpa loro”.

Gli fa eco Martinelli:

“Sono stato nominato consulente di un gruppo parlamentare e vengo trattato da giornali e tv come un addetto stampa che fa da megafono al Movimento. Il mio compito è solo di ottimizzare la comunicazione. La mia comunicazione, è personale. Non è quella del Movimento” invece “tivù e i giornali mi stanno spacciando come il Capezzone della situazione”.

Una chiusura totale che perfino Marco Travaglio, notoriamente filo-Cinquestelle, fa notare essere grottesca:

Il  suo [di un portavoce, n.d.r.] compito è rispondere a tutti, anche a chi non gli garba, magari per comunicare le iniziative che sono la vera forza di M5S: spulciare, chieder conto di tutto, costringere i partiti a seguirlo su terreni mai praticati come la sobrietà, i risparmi, la guerra ai privilegi, ai conflitti d’interessi, l’ineleggibilità dei condannati, la difesa dei deboli, dell’ambiente e degli altri beni comuni. Invece i nostri eroi fanno gli offesi perché “parlavamo a titolo personale” e i giornalisti non li hanno capiti (ma un portavoce non parla mai a titolo personale o, se vuole farlo, si dimette da portavoce). Il risultato è da ammazzarsi dalle risate: i portavoce, da ieri, sono in silenzio stampa.

Logica in cui s’inserisce in naturale accordo l’inconsueta conferenza stampa in diretta streaming della capogruppo alla camera per il M5S, Roberta Lombardi, che, dopo la presentazione dei candidati grillini all’ufficio di presidenza di Montecitorio, si rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti presenti per l’occasione, saluta e va via. Per senso di trasparenza a 5 stelle.

Esiste un altro partito in Europa che attacca e rifiuta sistematicamente il confronto coi giornalisti? Sì: Alba Dorata, in Grecia. Coincidenze.

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