Moriremo Cinque StelleOsservatorio sul fenomeno Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

Se c’è qualcosa di cui il Movimento Cinque Stelle non parla quasi mai, almeno pubblicamente, è l’immigrazione. Nel programma non se ne fa menzione. I pochi post di Beppe Grillo sull’argomento però sembrano regolarmente orientati alla chiusura. Spesso nel mirino di Grillo ci sono i rom, ospitando a volte gli agghiaccianti toni delle guerre tra poveri.

Non stupisce pertanto il fallimento nel gestire la questione della giunta Pizzarotti, che ha scelto di ignorare gli immigrati. Finchè questi hanno gettato la spugna.

Chiuso per mancanza di dialogo. Dopo tre anni di lavoro e progetti, il Tavolo immigrazione e cittadinanza di Parma cessa di esistere. A scioglierlo sono stati i suoi rappresentanti, membri delle comunità di stranieri in città, che da quasi un anno cercano di contattare il sindaco Federico Pizzarotti e la sua giunta senza mai avere avuto un effettivo riscontro.

Un problema di Grillo e Pizzarotti? Che cosa ne pensa la base? È istruttivo fare una banale ricerca con Google su beppegrillo.it per vedere cosa salta fuori alla voce “immigrazione”. Questi sono estratti dai primi 10 risultati:

“Non ho ben capito il programma del movimento in merito all’immigrazione,in particolare l’immigrazione clandestina,grazie”

“Più controlli sull’immigrazione clandestina. Con più controlli sopratutto marini visto che la maggiorparte dei clandestini arrivano via mare, punire con multa e condanne per chi favorisce la stessa. Magari fare dei visti particolari es studio/lavoro per quei paesi fuori l’unione europea con controlli su fedina penale. Che ne pensate?”

“regolamentare le immigrazioni nel nostro paese, inquadrare le figure lavorative che l italia ha veramente bisogno e non riesce a trovare negli italiani, ? ‘se davvero ce ne siano…..’ ; in modo tale da evitare immigrati irregolari e senza lavoro che possono alimentare il mercato della criminalita’, ovviamente tenendo conto delle leggi comunitarie dell aria euro” [sic]

“Egr. Sig. Beppe Grillo, La mia è una proposta che credo sia molto utile per il Paese. Aumentare e intensificare i controlli sulle coste e litorali per gli sbarchi dei clandestini, dargli assistenza nel caso ne avessero bisogno e poi riportarli immediatamente indietro da dove sono venuti. Intensificare anche i controlli su tutto il territorio Italiano per individuare i clandestini che si trovano in Italia e che non hanno un lavoro per il rimpatrio immediato. Rimpatriare e far scontare la pena nel proprio paese al cittadino extracomunitario.”

“Credo che con tante persone ITALIANE in strada, senza lavoro, sarebbe giusto poter chiudere i confini per quanto riguarda la cittadinanza e lavoro o quanto meno regolamentare l’afflusso degli stranieri non potendo offrire loro nulla visto che non è rimasto quasi più niente neanche per noi. Controllare meglio le persone che vivono in Italia senza lavoro e che noi manteniamo.”

“Quello che vorrei proporre io è un sistema di controllo alle dogane, aeroporti,stazioni, porti come in Australia, entri solo se hai dei requisiti richiesti:per studio con iscrizione ad un corso se hai lavoro dichiarato se parli la lingua ecc.. ecc …e se non è cosi ti mettono fisicamente sull’aereo e te ne vai a casa!!!.Qua da noi ormai arriva tutto e di più e cosi non si vive , non sono razzista voglio solo che le leggi italiane tutelino l’Italia e gli italiani .”

“Creare un ente (reale ed efficiente) di controllo e gestione per il fenomeno immigratorio. Vietare l’asilo politico, senza possibilità di replica, a qualsiasi personaggio sprovvisto dei requisiti necessari ad avvalersi della cittadinanza italiana. Aumentare i controlli sul territorio per quel che concernono le abitazioni private, in modo da snidare i vari immigrati (e rinviarli nel proprio paese a spese dello stato) e multare in maniera esemplare tutti coloro che favoriscano la clandestinità (contratti affittuari non denunciati, occultamento o favoreggiamento). Multare tutti coloro non provvisti di regolare permesso, con possibilità di regolarizzazione entro un mese, scaduto il quale, se morosi o irregolari, verranno rimpatriati. Minori inclusi. Introdurre il concetto di “regolarizzazione” tramite impronte digitali, così da impedire ad eventuali recidivi di introdursi nel nostro paese. Smantellare e bonificare quelle aree che adesso sono adibite a “centri Rom”, scoraggiando così il fenomeno della clandestinità.”
E solitario spunta:
“radiare la legge bossi – fini facilitare l’integrazione degli stranieri presenti ridurre i tempi per la richiesta della cittadinanza cittadinanza automatica per chi nasce in Italia espulsione immediata per chi è riconosciuto colpevole di un reato penale”
Chissà se Dario Fo o Franco “Bifo” Berardi , che sostengono il M5S da sinistra, lo sanno. Chissà quali proposte dal basso porteranno i parlamentari del M5S che erano soddisfatti per l’elezione di Laura Boldrini.

0 In ultima istanza

Massimo Sandal to Post — Tags: , , ,  

Lo so, è solo un commento dei tanti sul blog di Beppe Grillo. Potrebbe essere anche un troll. È sicuramente una minoranza. E però, questi grillini più realisti del re pure mi fanno venire qualche brivido.

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Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo. Il M5S vuole far entrare degli uomini e delle donne alla Camera e al Senato che rispondano solo alla Nazione e al proprio mandato.

Beppe Grillo, 11 Agosto 2011.

Ci abbiamo sperato, questo weekend, che il voto dei “dissidenti” a Grasso e la rivolta di molti lettori del blog di Grillo contro l’anatema del Capo potesse essere un sintomo di rivolta interna al M5S, in senso positivo. Ci avevamo sperato specialmente perchè all’inizio il capogruppo al Senato del M5S, Vito Crimi, aveva difeso il gesto dei suoi.

E poche ore dopo, invece, ecco che Crimi fa il voltafaccia e scrive in un lungo e confuso post su Facebook:

Alla fine si è deciso di votare per alzata di mano tre opzioni: 1) Votare Grasso 2) Lasciare libertà di voto 3) Non votare ne Grasso ne Schifani (scheda bianca, nulla, con scritto Orellana, non votare erano tutte opzioni equivalenti ai fini della terza opzione)
Su ogni opzione si è votato liberamente, senza il vincolo che chi votava per una non potesse votare per l’altra, e per ciascuna si è cercata una maggioranza, e la maggioranza assoluta ha votato per la terza opzione.
Qualcuno, prima di uscire ha dichiarato in modo netto che malgrado la decisione non avrebbe mai e poi mai potuto essere complice dell’elezione di Schifani alla presidenza del Senato…. E così probabilmente alcuni di noi hanno scelto di votare Grasso.
Questo atto è sicuramente una violazione del regolamento del nostro gruppo parlamentare, confermo in ogni parola quanto scritto da Beppe Grillo nel suo minipost, e chi viola il regolamento del gruppo automaticamente si può ritenerne escluso.

Anche se poi aggiunge:

Ma non me la sento, in questo caso specifico, di crocifiggere o mettere alla gogna chi ha fatto questa scelta, sia perché è stato il primo vero appuntamento con questa realtà, sia perché ho vissuto in prima persona come è maturata in alcune persone questa scelta.

e grida al complotto e alla trappola:

Siamo caduti in una trappola, è inutile nasconderlo, dei vecchi volponi della politica. Due foglie di fico, presentabili meglio di altre, con le quali hanno cercato di metterci, in particolare al Senato, di fronte ad un ricatto morale, un ricatto che ci poneva nelle condizioni di essere determinanti per una eventuale rielezione dell’impresentabile Schifani, mettendo alcuni di noi nelle condizioni di dover scegliere se consentirlo o impedirlo a tutti i costi.

Se sul Post Francesco Costa tratta la questione come una di infantilismo e cialtroneria, io credo che semplicemente qui si debba parlare di viltà. I parlamentari del M5S avevano avuto l’occasione per difendere una scelta una volta tanto indipendente e responsabile, per mostrarsi altra cosa rispetto ai premibottoni del capo. Invece, appena il capo ha alzato il ditino, questa occasione l’hanno gettata ai cani del populismo. Come volevasi dimostrare.

 

Complici anche impegni extra-internet, siamo stati alla finestra a vedere cosa sarebbe successo con l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. E occorre dire, mirabile evento, che alcuni dei senatori del M5S hanno dimostrato coraggio e buon senso, facendo pendere la decisione a favore di Pietro Grasso, ex capo della Direzione Nazionale Antimafia, contro Renato Schifani, i cui rapporti con la mafia sembrano meno chiari. Una scelta che, se non si è dei pasdaran del PDL, appare ovvia. Tanto ovvia che perfino una decina di senatori M5S hanno disertato l’ordine di incrociare le braccia e hanno votato Grasso.

Non si è fatta attendere l’ira di Grillo, che ha visto incrinarsi il pugno di ferro sui suoi burattini:

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Abbiamo già visto come a Beppe Grillo la libertà di mandato non andasse giù. Ed ecco puntuale il perchè: gli impedisce il controllo.

Ma il tentativo di rivoltare gli elettori M5S contro i senatori traditori è stata sorprendentemente un fiasco. La maggioranza dei commenti più votati sul blog di Beppe Grillo è, una volta tanto, contro Grillo. Qui in PDF il thread a oggi.

Riportiamo giusto un paio di commenti rappresentativi, ma val la pena scorrerlo:

E voi sareste contro la partitocrazia? Ma e’proprio questo! Limitare la liberta’ di scelta perche’ fa comodo al partito. Siete peggio dei peggiori partiti della prima repubblica. Viva la liberta’ di pensiero. Viva i cittadini che hanno scelto di dire no al padrone del partito. Cosi’ hanno reso un servizio alla GENTE, eleggendo alla seconda carica dello Stato una persona degna. Hanno fatto la cosa giusta, senza pensare ai vostri biechi calcoli politici, che rischiavano di fare eleggere Schifani. Meditate con calma su questo.

Scusate, non ci capisco più niente: non avevo letto il punto del regolamento sulle votazioni da fare compatti, ma avevo capito dalle comunicazioni uscite dalla riunione del M5S, che era stato deciso di lasciare voto libero. Invenzioni della stampa? Inoltre capisco che di fronte al rischio di vedere eletto Schifani, i senatori del M5S possano aver avuto dei seri dubbi di coscienza… E’ giusto che adesso ogniuno dichiari il suo voto, ma chiedere le dimissioni a chi non se l’è sentita di lasciare alla presidenza del senato, un indagato per mafia, non è un pò troppo? Cmq la mia è una domanda sincera, perché resta la mia fiducia nella capacità di Beppe Grillo di vedere più lungo di me.

In Assemblea del M5S, se ho ben capito, si è deciso UNANIMEMENTE DI NON VOTARE
SCHIFANI,LASCIANDO LIBERTA’ DI COSCIENZA SE VOTARE O NO GRASSO.
Quindi la maggioranza dei portavoce senatori del movimento 5 stelle era per la libertà
di votare o no Grasso… quindi o vanno tutti espulsi, Crimi compreso… o
li lasciamo liberi di decidere per noi ANCHE SENZA COLSULTARCI…
IL PROBLEMA E’ UNO SOLO: MANCA ANCORA (O FORSE MANCA APPOSTA) LA PIATTAFORMA PER INTERROGARE LA BASE DEL MOVIMENTO SULLE SINGOLE SCELTE…
QUI STA IL PROBLEMA!!!

Ma se veramente volete che gli eletti rispettino le volonta’ degli elettori perche’ avete rifiutato di indire un referendum degli iscritti sull’alleanze col PD (un partito che non ho votato e con cui non ho nessun rapporto dato che vivo in Australia dall’84)? Mi pare – spero – che gli eletti del M5S siano persone pulite e razionali (al contrari dei molti beceri fascistoidi da quattro soldi che infestano questo blog)sta’ a loro decidere se seguire il capo carismatico o pensare con la loro testa. Avete un grande programma di cambiamento non lo sacrificate sull’altare del fanatismo ideologico o culto della personalita’del leader del destino

Sono uno degli 800.000 che erano in Piazza S. Giovanni, che ha votato con entusiasmo il M5S ma oggi comincio a preoccuparmi di una base che dai commenti sembra appartenenere ad una logica nazi-fascista. “Volete” diventare una setta di esaltati e scomparire nello scantinato della villa di Grillo fra indemoniati del “nuovo ordine”?
Chi oggi però mi sorprende di più è lo stesso Grillo che parla di “rete” e di “uno vale uno”, se Grillo leggesse i commenti al suo post si renderebbe subito conto che l’80% la pensa come me. Tutto il mio appoggio ai nostri senatori che hanno votato Grasso, continuate così. Buon lavoro e buona fortuna

 

In quella che probabilmente è la più lucida analisi dei paralleli tra M5S e fascismo, il collettivo di scrittori Wu Ming termina su una nota di speranza: quella che la base del M5S sappia rifiutare gli inquinamenti populisti/qualunquisti/neofascisti e crei un vero movimento di protesta democratica:

We hope that progressives and radicals who joined the 5SM, or sympathise with 5SM, or at least voted for it, understand that the tiresome «neither left nor right» stance can no longer hide all the contradictions we highlighted. We recently wrote that «we’ll side with rebellion inside the 5SM». What does that mean? It means that we expect these contradictions to get ever sharper, to intensify until they explode. The movement’s «Left» must overcome TINA and TITA, manifest itself in a clear way and reject both the agenda of the «Right» and Grillo’s blank, confusionist rhetoric. Internal conflict is not an implausible outcome of this phase. We must look at that process with great attention, and be there when some of the energies that Grillo and Casaleggio captured will manage to get free from that grip. Those energies can be invested into a more consistent, unambiguous, radical movement. That’s why we tifiamo rivolta , we «cheer for a riot» inside the 5SM.

È quello che stiamo osservando, o Grillo e Casaleggio sapranno tirare le redini del movimento e riportare all’ordine i propri sottoposti? E se ci sarà una spaccatura, dove confluirà? Staremo a vedere.

Di nuovo? Di nuovo. Una settimana fa Matteo De Vita era stato sconfessato pubblicamente come non avente diritto a parlare a nome del M5S. Ora si ripete la stessa storia, con un post sul blog di Beppe Grillo che invece censura tale Daniele Severini, che pare abbia osato parlare a nome del M5S Genova alla trasmissione Agorà. Il post rimanda al forum del M5S Genova, dove viene specificato:

non è certo l’iscrizione alla Piattaforma nazionale e nemmeno l’autoreferenzialità e la comparsa solo in momenti elettorali ciò che caratterizza un militante ma bensì l’attivismo/partecipazione/supporto

Vai a capire come si misurano “attivismo/partecipazione/supporto”. Ma pure il signor Severini sembrerebbe decisamente un attivista, visto che lo stesso post lo presenta come organizer di un meetup di Genova. Attenzione: Ho detto un meetup, non il meetup: perchè infatti pare che a Genova ci siano grillini ortodossi e grillini scissionisti.

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Movimento dal basso sì, insomma, purchè certificato da Beppe Grillo in persona. E dove non c’è spazio per più sedi distinte di discussione, virtuali o reali: a ogni comune è assegnata una e una sola “sezione” M5S, benedetta dall’alto, e gli altri devono stare muti.

Severini interviene nei commenti, certificando l’esistenza di una scissione interna, i cui motivi però non è dato sapere. Ma non è tanto il suo post che ci interessa, quanto i commenti che seguono, i quali si possono riassumere nel simpatico motto il nostro onore si chiama fedeltà, e che non danno esattamente l’idea di un movimento pluralista e democratico. Mi piace soprattutto il primo:

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“Se non vuoi critiche comportati come facciamo tutti quanti”. Insomma, fare branco e seguire le direttive del Capo è il marchio di qualità per gli attivisti cinque stelle. Una concezione che ricorda quella del fascismo romeno di Corneliu Zelea Codreanu dove i meetup prendono il posto dei cuib:

Egli [il capo di cuib, n.d.r.] non ha, in special modo, il permesso:
a) di stampare alcunché in nome dell’organizzazione senza l’approvazione dell’Ufficio Centrale della Stampa Legionaria.
b) Di scrivere ordini o lettere dal contenuto sconsiderato, che possano essere male interpretate da coloro cui si indirizzano o dagli avversari.
c) Di gettare la sua unità in azioni disordinate, baldorie, gozzoviglie o azioni scandalose ecc.
d) Non ha il permesso di trattare e neppure di concludere alcun accordo politico con persone di altri gruppi, senza l’approvazione diretta del Capo della Legione.
e) In generale un capo, come anche un legionario, deve stare attento a non promuovere nessuna azione che potrebbe mettere in pericolo, danneggiare o disonorare la Legione.

Sostitutiamo “legione” con “Movimento” e “Capo della Legione” con “Beppe Grillo” e abbiamo all’incirca il modus operandi del Movimento Cinque Stelle. Peraltro, leggendo il loro regolamento, anch’essi avevano delle stelle sulla bandiera: in numero variabile da una a sette… Ma torniamo ai portavoce certificati e non certificati. I commenti del post sul blog nazionale di Beppe Grillo sono spesso improntati al perdono e alla democraticità:

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Le simpatiche liste di proscrizione, per gente che ha commesso il crimine capitale di parlare senza permesso. Ma fortunatamente qualcuno non sembra applaudire entusiasticamente agli ukase del blog, e vuole vederci chiaro:

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Dubito che a queste domande la legione a cinque stelle darà mai una risposta. E se la darà, dubito che sarà una risposta piacevole.

(di Gianmarco Marzio, postato originalmente qui e riprodotto con permesso)

In una discussione avuta recentemente su Facebook, e’ stata sollevata da parte di un supporter del partito di Casaleggio un’osservazione che mi ha lasciato molto perplesso: cioe’ che basta guardare ai risultati delle elezioni per capire che il MoVimento e’ migliore degli altri partiti.
Insomma, prendere piu’ voti significa automaticamente, nella visione dell’osservatore, essere capi di Stato e governo migliori, persone che fanno politica in maniera migliore. Presumo che il mio interlocutore non applicasse la stessa logica a Silvio Berlusconi, che secondo questa scala di valori sarebbe uno dei piu’ grandi statisti di sempre, per non parlare di Adolf Hitler; tale e’ il potere del bipensiero grillino.

Bene; quando e’ stato evidenziato il fatto che raccogliere consensi significa, appunto, essere bravi solo a raccogliere consensi, ovvero a comunicare, la contro-obiezione e’ stata che la Casaleggio associati e’ pessima con le pubblicita’, perche’ “non si vedono mai i loro spot in tv”.
Premesso che, essendo Casaleggio dei pubblicitari, difficilmente toglierebbero spazio all’eventuale prodotto o azienda alla cui campagna hanno contribuito prendendo dello spazio per loro stessi, e premesso che la televisione non e’ un ambiente meritocratico ma fa accedere al suo bacino chiunque paghi per starci, a prescindere da quanto buoni siano i suoi spot, direi che con il MoVimento stesso Casaleggio ci ha mostrato un’opera di comunicazione di prima classe; il marketing lo conoscono, e bene.

E’ perfetto il modo in cui si adeguano a un segmento elettorale specifico, rappresentandolo perfettamente, senza per questo escluderne altri che potrebbero potenzialmente offrire il loro supporto. Quando sentite i grillini semianalfabeti dire cose sulla falsariga di “Ciao, sono Paolo, finora ho lavorato a un call centre e vorrei portare in Parlamento la mia conoscenza delle comunicazioni” non state vedendo solo in azione i poveri stronzi che dovranno decidere del vostro futuro, state vedendo messa in pratica la formulazione di un consumer profile. Sebbene Grillo abbia il supporto di fascisti, ex leghisti, ex comunisti, persone di una certa eta’ deluse dalla ka$ta, di fatto si e’ concentrato alla perfezione su un destinatario mediatico che ha creato il cuore del suo partito, come fa ogni azienda di successo.

Moltissime persone acquistano prodotti Apple, ma se doveste descrivere il classico acquirente che scegliera’ Apple solo perche’ e’ Apple, vi si paleserebbero in mente delle immagini ben chiare su chi e’ questo destinatario ideale, quello che piu’ di tutti gli altri (che magari compreranno Apple lo stesso) aderisce alla perfezione all’immagine che la compagnia vuole dare di se’.

Il mio recente report sul marketing mix di Nutella mi ha dato il metro di paragone perfetto: sebbene in Italia la strategia comunicativa di Ferrero sia piuttosto diversa, in USA e Australia la percezione che Nutella cerca di avere di se’ e’ quello di un prodotto per famiglie, che e’ ideale per la colazione e che puo’ essere servito rapidamente. Chiaro che poi magari anche lo studente universitario single si comprera’ il suo bel barattolo di Nutella da un kg, ma data questa presentazione, il target market che e’ maggiormente portato a rispondere positivamente alla pubblicita’ di Nutella e’ proprio composto da famiglie, e in uno stadio preciso del loro ciclo vitale, in cui hanno gia’ magari un paio di figli pestiferi, con un mutuo da sostenere (non a caso questa strategia in Australia funziona, dato che i mutui sono un serio problema) e che dunque costringe entrambi i genitori a lavorare e ad avere meno tempo per prendersi cura della loro rumorosa prole. A fast paced environment, insomma.

Anche Casaleggio ha il suo. Tutti potete richiamare facilmente alla mente l’immagine del grillino standard: uno studente, un giovane imprenditore, quello che volete, basta che sia giovane, che si interessi di internet come una fonte di informazioni che non verifica, a cui piace pensare di essere socialmente impegnato, e che crede di essere genuinamente preoccupato per l’ambiente. Frustrato e deluso dalla politica.

Questa segmentazione e’ fatta talmente bene che i grillini se la fanno da soli. Casaleggio non avrebbe avuto neanche bisogno di scriverlo un profilo, uno di quei documenti che dicono tipo:

Piacere, sono Daniele. 
Ho dai 20 ai 30 anni, studio ma sono disilluso sul mio futuro. Mi piace passare il tempo libero su internet, discutendo con i miei amici dei post che ho letto su dei blog di informazione alternativa, e sono un emerito imbecille.

Non ne avrebbe avuto bisogno, sono stati indottrinati talmente bene che lo recitano loro stessi ogni volta che aprono bocca.

Ora, ritorniamo a Nutella: essa sa molto bene che la base del marketing moderno e’ la semplicita’. In un momento in cui siamo saturi di informazioni, bombardati da ogni lato da una quantita’ immensa di messaggi la cui maggioranza sara’ semplicemente ignorata dal nostro cervello, le cose che hanno piu’ possibilita’ di penetrare sono quelle piu’ semplici. Non era cosi’ in passato: ad esempio, la propaganda nazista, che per l’epoca era rivoluzionaria, oggi non funzionerebbe, perche’ troppo carica di riferimenti ed elementi passati e semplicistiche credenze popolari a cui tentava di riallacciarsi. Troppo pomposa, troppo rumorosa, troppo articolata. Lo stesso vale per le pubblicita’ che nello stesso periodo venivano date alla radio: strillate il piu’ forte possibile, o con musichette e jingle per tentare di attrarre subito l’attenzione. Il marketing moderno invece si basa sulla semplicita’.

Considerate i seguenti elementi:
Siamo in un periodo di crisi economica, in cui le spese superflue vengono tagliate. Nutella e’ piu’ costosa di tante sottomarche equivalenti, facilmente rintracciabili in un qualunque discount; e il mercato per cibi sani e stili di vita salubri si e’ espanso moltissimo a scapito di quello del cibo spazzatura negli ultimi anni. Eppure le vendite di Nutella continuano a salire.
Ci sono riusciti proprio grazie alla semplicita’: ripetono sempre lo stesso messaggio, che per il loro tarket market (la famiglia menzionata in precedenza) e’: Nutella is healthy.

Avete capito bene.
E’ una stronzata talmente colossale che quasi ci sarebbe  da ridere loro in faccia, eppure in tutti i loro spot pubblicitari australiani, cercano di presentare Nutella come un prodotto dagli ingredienti semplici, che non fa ingrassare, di cui ci si puo’ fidare perche’ ha solo “a hint of cocoa” (???????), e in California hanno anche subito l’ira di una class action per via di questa cosa. Eppure funziona.

Un messaggio semplice, ripetuto di continuo, ancora e ancora: la Nutella e’ salutare.

E cosi’ il MoVimento ha stregato le menti italiane con una lunga serie di messaggi che sono difficili da smontare proprio perche’ sono semplici e istintivamente percepiti in un modo, messaggi che vengono ripetuti in continuazione. E che, a giudicare dai risultati elettorali, vendono.

Uno vale uno, ci vediamo in Parlamento, sara’ un piacere, tutti a casa, vaffanculo, spazio ai giovani, democrazia diretta, partecipazione dal basso, consultazione con la base, internet.

L’AIDS vi angoscia? E’ una bufala.
Lo Stato italiano non riesce a garantire fondi per le sue scuole? Tagliamo le auto blu.

Noi non prendiamo finanziamenti pubblici e’ forse la prova SOMMA. Di fronte a questa frase, che indica palesemente la volonta’ di consegnare i partiti in mano ai privati, mezza nazione si e’ ipnotizzata.
Uhhh, non prendono soldi pubblici, dev’essere una cosa buona!
Siamo arrivati al punto in cui molti elettori di altri partiti invocano affinche’ i loro rinuncino ai finanziamenti pubblici, e Matteo Renzi, da bravo liberista distruttivo e assolutamente incompetente qual e’, lo sta usando come cuneo di sfondamento contro la leadership di Bersani.

Una semplice frase, ripetuta all’infinito, che ha saputo stregare mezza nazione.

Quindi, grillini cari, per piacere, smettetela di menarmi il cazzo con la storia della bravura politica e delle proposte vere che attirano la gente, e dimenticate pure le vostre ridicole correlazioni inventate fra consensi e statismo, che specialmente per un partito che non ha mai governato, semplicemente non esistono.

Smettetela di sminuire Grillo e Casaleggio dicendo che sono due poveri stronzi, e che se i partiti tradizionali si sono fatti infilzare “da un comico e da un pubblicitario” allora e’ chiaro che c’e’ qualcosa che non va, perche’ non e’ assolutamente vero: e’ perfettamente normale. I nostri partiti non sanno nulla di marketing.
Casaleggio invece lo conosce molto bene, e ha creato una parte che poi Grillo ha recitato alla perfezione.

Avete comprato qualcosa semplicemente perche’ vi piaceva lo scatolo, e ora scoprirete che e’ vuoto.
E il prezzo che avete promesso di pagare e’ molto piu’ salato di quanto immaginavate.

L’ultimo ricatto del Movimento Cinque Stelle è la proposta di azzerare, da subito, il finanziamento pubblico dei partiti, chiedendo in particolare al PD di rinunciare ai rimborsi elettorali. Ci sono moltissimi motivi per cui questa filosofia, che ha effettivamente un largo consenso trasversale nel Paese, sia più una questione di demagogia che di democrazia. Se è vero che gli attuali finanziamenti ai partiti sono opachi, eccessivi e facili all’abuso, altrettanto vero è che annullare in toto il finanziamento pubblico dei partiti (invece di ristrutturarlo e ridimensionarlo) implica consegnare la politica nei mani delle lobby economiche private. Quelle vere, non le lobby vaghe e immaginarie figlie del complottismo: quelle che per esempio in USA decidono de facto delle elezioni presidenziali. Un’incongruenza bizzarra per un movimento che della lotta a lobby più o meno misteriose sembra spesso fare un’ossessione.

Ma torniamo al punto specifico: Il M5S sta mettendo il PD al muro con un ricatto morale: o rinunciate, subito, al rimborso elettorale, o dimostrate di essere parte della “casta” mangiasoldi e infame. Se il PD firmasse questa proposta, cosa significherebbe? La distruzione del Partito Democratico, come ci dice il Fatto Quotidiano:

Il Pd, privo di finanziamento, forse non riuscirebbe nemmeno a far arrivare nelle case degli italiani i propri strumenti di informazione e propaganda, che, al costo di circa 2 milioni di euro, viaggiano soprattutto con posta ordinaria. Ma il partito guidato da Pierluigi Bersani dovrebbe pure dare una netta sforbiciata ai 15 milioni di euro che mediamente ogni anno sborsa per le campagne elettorali e più in generale per fare comunicazione politica.

C’è un aspetto, più di ogni altro, che impedisce a Bersani di inserire tra i suoi 8 punti programmatici l’abolizione dei rimborsi: la certezza che, una volta azzerati i contributi pubblici, dovrebbe essere chiusa gran parte delle sedi locali. Strumento di presidio territoriale per eccellenza, le sedi regionali e provinciali assorbono infatti 13,5 milioni di euro. Ossia una cifra 2,5 volte superiore alle succitate erogazioni degli eletti.

Tutto ciò insomma per dire che il Pd, dovendo rinunciare già da quest’anno ai rimborsi elettorali, non farebbe in tempo ad approdare ad un modello di partito più leggero. Perchè sarebbe certamente destinato a liquefarsi.

La strategia è chiara e ha sapore di golpe più che di democrazia: il M5S vuole annientare il PD prendendolo per fame, sotto la lama di un ricatto morale letale, mettendolo alla mercè di un’opinione pubblica con la febbre populista alta.

Ma se il M5S riesce a fare politica con successo senza rimborsi elettorali, perchè il PD non può farlo? Perchè il M5S riesce a fare politica in quanto finanziato privatamente. Il M5S è creatura di Beppe Grillo, attore comico di fama e miliardario, e di un’intera azienda privata di comunicazione, la Casaleggio Associati. Nè Grillo nè Casaleggio avranno magari finanziato direttamente i gazebo del Movimento: ma a conti fatti sono i loro soldi, la fama mediatica di Grillo e il know-how di Casaleggio a catalizzare e mantenere in piedi la baracca di propaganda online. Da qui anche la facoltà di Grillo o Casaleggio di ricattare direttamente i propri parlamentari, sapendo bene che loro sono il partito, e che senza di loro il Movimento si scioglie come neve al sole. Ve l’immaginate domani Bartolomeo Pepe o Roberta Lombardi a reggere il M5S? Ecco.

In questo il M5S è il gemello del PDL di Berlusconi: due partiti che nascono e si reggono esclusivamente grazie alle disponibilità economiche e le strutture mediatiche di privatissimi cittadini.

Con tutti i suoi gravi difetti e con tutta l’opacità burocratica del suo apparato il PD resta l’ultimo, tra i tre partiti chiave del Paese, a non reggersi sul personalismo ma su di una struttura collettiva, che nasce e cresce dalle sezioni sul territorio. Struttura che intercetta in parte anche un elettorato diverso da quello del M5S, un elettorato che non necessariamente ha le infrastrutture o gli strumenti per accedere a Internet. Un elettorato che, in un’ipotetica era di politica online only, rimarrebbe tagliato fuori.

Certo, probabilmente il PD potrebbe spendere meno e spendere meglio; probabilmente non ha bisogno di spendere 405.000 euro l’anno per tenere in piedi YouDem, e forse 2.7 milioni di euro di rimborsi spese per viaggi,alberghi,ristoranti sono troppi e non tutti giustificabili. Ma queste sono trasformazioni che possono (e devono) avvenire nel tempo, riassestando strutture, non riducendo il secondo partito italiano sul lastrico dall’oggi al domani. Altrimenti la politica diventa privilegio di chi controlla i media a suon di miliardi. Un mondo dove di sicuro uno vale uno: ovvero, meno di zero.

E’ dell’Huffington post italiano, lo scoop del 12 marzo, e cioè, l’atto costitutivo del Movimento a 5 Stelle, lo statuto in sostanza, del partito che, a tutt’oggi, tra i suoi vanti ha proprio quello di non avere statuto.
Intendiamoci, se sospendiamo per un secondo il giudizio morale (Beppe Grillo ha mentito? Lo stanno facendo anche i neoparlamentari a 5 stelle, o è solo ignoranza), stiamo parlando sostanzialmente di un atto dovuto, necessario alla presentazione delle liste alle recenti elezioni. Scartoffie, burocrazia, proprio quello che Grillo odia. Ci sono però alcuni interrogativi che sorgono, a seguito della lettura del documento.

-Il primo: in un articolo di oggi, sulla versione online de L’Espresso, Enrico Maria Ruffini fa notare che, a rigor di legge, un partito che non abbia statuto, non ha diritto ai rimborsi elettorali:

Per avere diritto al rimborso, i partiti, ma anche i movimenti politici (come il M5S) devono dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto. Ed è proprio lo statuto l’ostacolo che si frappone tra il M5S e i soldi dei rimborsi elettorali. Uno statuto di un partito o di un movimento politico è un semplice documento che ne regolamenta e disciplina la vita e l’attività. Uno statuto, ci dice sempre questa legge, deve ispirare la vita del movimento a principi democratici e deve prevedere regole che garantiscano i diritti degli aderenti a quel movimento.

Ma il movimento cinque stelle sembra non avere uno statuto e nemmeno volerne avere uno. Si è dotato solamente di quello che provocatoriamente è stato chiamato “non statuto”. E, infatti, dello statuto non ne ha le caratteristiche o il contenuto

Questa sarebbe una vera e propria notizia bomba. Il rifiuto dei contributi elettorali è stato uno dei cavalli di battaglia del M5S, in campagna elettorale. Ruffini sostiene quindi che Grillo avrebbe deliberatamente mentito ai suoi elettori, dato che a questi contributi, il movimento non avrebbe avuto diritto fin dall’inizio. Certo, potranno dire i grillini, rifiutati o non dovuti, sempre contributi non presi sono, ci sarebbe però il macigno dell’onestà, trasparenza, uguaglianza, allegramente buttato a mare.

Però, qualche ora dopo, scopriamo che in effetti lo statuto c’è, come abbiamo visto. O meglio, è l’atto costituente di un’associazione (legata a doppia mandata a Beppe Grillo, che ne è, carte alla mano, padre padrone). Sul fatto che sia valido come atto costituente di un partito, francamente non saprei, non ne ho le conoscenze. Ma ammettiamo che lo fosse. C’è un commento interessante, fra quelli dell’articolo dell’HP:

L’M5S continua a non averne diritto SE entro 45 gg dalle elezioni non trasmette lo statuto e l’atto costitutivo (che devono essere nella forma richiesta dalla legge) ai Presidenti delle due Camere, come dice la legge 96/2012…quindi se non lo fanno, non ne hanno il diritto.
Se lo fanno, allora ne hanno diritto e quindi poi possono dire che non li vogliono, sembra abbastanza chiaro.
L’articolo 5 della legge 96 del luglio 2012, quella che disciplina l’accesso ai rimborsi elettorali, infatti, statuisce:
Atti costitutivi e statuti dei partiti e dei movimenti politici
1. I partiti e i movimenti politici, ivi incluse le liste di candidati che non siano diretta espressione degli stessi, qualora abbiano diritto ai rimborsi per le spese elettorali o ai contributi di cui alla presente legge, sono tenuti a dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto, che sono trasmessi in copia al Presidente del Senato della Repubblica e al Presidente della Camera dei deputati entro quarantacinque giorni dalla data di svolgimento delle elezioni. L’atto costitutivo e lo statuto sono redatti nella forma dell’atto pubblico e indicano in ogni caso l’organo competente ad approvare il rendiconto di esercizio e l’organo responsabile per la gestione economico-finanziaria. Lo statuto deve essere conformato a principi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti.
2. I partiti e i movimenti politici, ivi incluse le liste di candidati che non siano diretta espressione degli stessi, che non trasmettano al Presidente del Senato della Repubblica o al Presidente della Camera dei deputati gli atti di cui al comma 1, nel termine ivi previsto, decadono dal diritto ai rimborsi per le spese elettorali e alla quota di cofinanziamento ad essi eventualmente spettante.
BASTA LEGGERE!

Quindi, anche lo fosse, c’è comunque da espletare questo passaggio. Non venisse fatto, il movimento cinque stelle non avrebbe nessun rimborso a cui rinunciare.

-Un secondo interrogativo: il contenuto, o parte di esso. Direttamente dall’atto:

gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato

Ma…Va bene che l’atto è di qualche mese fa, e tutti hanno diritto di cambiare idea, ma a me sembrava che Grillo ce l’avesse proprio con l’articolo della costituzione relativo al vincolo di mandato! O meglio, prima lo difendeva, poi lo bistrattava minacciando calci in culo ai dissidenti, ora però scopro che nell’atto costitutivo del movimento esso è difeso…che mal di testa!

Insomma, ulteriori crepe nella facciata di trasparenza nel movimento?

(di Carlo de Luca)

Victor Klemperer era un uomo fortunato, sebbene non sapesse di esserlo. Era difficile per un ebreo tedesco sopravvivere a 12 anni di nazismo e ai bombardamenti alleati, senza neanche finire in un campo di sterminio. Klemperer ebbe l’enorme fortuna di aver sposato un’ariana, una donna che non divorziò (malgrado le pressioni ricevute) e accettò di continuare a vivere con lui nella degradazione e nell’umiliazione crescenti. Consapevole che nel momento stesso in cui l’avesse lasciato, il marito sarebbe stato deportato.
Klemperer, uomo senza particolari qualità, era stato fino al 1933 professore di filologia e lingue romanze. Perse il lavoro in quanto ebreo (malgrado avesse dovuto pronunciare, pochi mesi prima del licenziamento, un giuramento di fedeltà al Fuhrer). L’aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale gli garantì la pensione; l’essere sposato a un’ariana gli garantì la vita ma non le umiliazioni; quelle le subì tutte – sia lui che la moglie, “la puttana di un ebreo”.
Per dodici anni scrisse un diario – straordinaria testimonianza dal basso della vita sotto il nazismo – e uno studio sulla lingua nazista, a parziale compensazione di ciò che per lavoro non poteva più fare. LTI, Lingua Tertii Imperii. In questo piccolo saggio Klemperer afferma e cerca di dimostrare, pur nella povertà di mezzi (a un certo punto agli ebrei fu impedito l’accesso in biblioteca), la tesi che la lingua di una collettività determina i pensieri dei suoi componenti.
La citazione iniziale è di Rosenzweig, “la lingua è più del sangue”; ma Klemperer ricorda anche Schiller, “la lingua colta che crea e pensa per te”.
Per 300 pagine il pedante professore si sforza di mostrare in che modo il regime nazista impiegò il linguaggio per influenzare il pensiero della popolazione. Certi termini, se usati con sufficiente frequenza e ripetizione, smettono di avere un significato negativo per assumerne uno positivo, o viceversa. Klemperer usa di continuo esempi pratici; il “fanatismo“, termine dalla connotazione fino al 1933 negativa nella lingua tedesca, si trasforma lentamente in una qualità. La volontà “fanatica” diventa non la volontà di un esaltato, di un folle, ma la volontà che non tentenna davanti a nessuna difficoltà.
La trasformazione avviene a più livelli. Gli ebrei sono associati invariabilmente al termine parassiti. L’associazione è così automatica, così scontata, che alla fine – per tutti – essi diventano tali, e ciò che è un’affermazione del regime diventa una verità per il popolo.
Ecco, questa era la premessa. E questo è il motivo per cui scrivo queste righe proprio qui. Le parole sono importanti.
Non è irrilevante affermare in continuo, ripetere, martellare, che i politici sono “tutti ladri”, “parassiti”, “zombie” che vanno “cacciati fuori” a pedate, “seppelliti”, che i partiti vanno “spenti”. Non è né irrilevante e neppure casuale; testimonia invece una precisa volontà in tal senso, alla quale tutti quelli che ripetono questi concetti si prestano inconsapevolmente.
Ripetiamo invece con forza:
  • Non esiste una sola democrazia al mondo che non abbia partiti. Ci possono essere dittature con più partiti, ma non esistono democrazie monopartitiche.
  • Gli esseri umani non sono parassiti. Che siano ebrei, assassini, zingari o politici non sono parassiti, perchè i parassiti si sterminano.
  • Gli avversari politici non si seppelliscono né si buttano fuori dal Parlamento – o dal partito – a pedate, perché se lo si fa la democrazia diventa solo una parola.
  • Se il potere reale è in mano ad una sola persona, quella non è democrazia. Non basta chiamare democrazia una dittatura perché si trasformi nel suo opposto.
  • Lo scontro politico non è una guerra, perché in guerra gli avversari si uccidono.

L’uso dei termini da parte del Movimento Cinque Stelle e il loro contesto sono strutturati in modo da nascondere la carica di violenza (del resto parliamo di un partito fondato da un professionista della risata e un esperto di comunicazione e marketing), ma intanto il linguaggio si diffonde; i concetti si fanno strada nelle menti; l’anormalità si trasforma nella normalità. Siamo già molto avanti su questo percorso.

Il processo

(due scope)

(due calci)
 


(due mani in Parlamento)


(due parassiti)

Il risultato

(due famiglie felici)