Moriremo Cinque StelleOsservatorio sul fenomeno Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

1 Te lo do io il Parlamento

Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere“, era il mantra ripetuto dai post di Grillo. Ora che in Parlamento ci sono, però, invece del piacere c’è tutta una lagna.

Prima i parlamentari che dovevano sostituire gioiosi e agguerriti le pigrizie bizantine della casta di colpo frignano che è tutto un casino, che servono soldi, e che signora mia dateci una mano che è complicato. Complicato cosa? Apparentemente, per i neoparlamentari del M5S, un banale trasferimento per motivi di lavoro (e che lavoro, peraltro!) è un problema quasi insormontabile:

La maggior parte di loro si dovrà trasferire a Roma perché la Camera e il Senato si trovano lì e da pochi giorni hanno iniziato a riorganizzare le loro vite in tal senso.
Gli studenti devono trovare il modo di trasferirsi a Roma per essere presenti in Parlamento senza però mandare a monte i loro studi.
Le mamme e i papà stanno cercando di spartirsi i compiti con i loro compagni chiedendo anche la collaborazione di parenti e amici per occuparsi dei figli. In alcuni casi i figli sono talmente piccoli che non si possono separare dalle mamme che li allattano ancora e in questo caso il trasferimento a Roma è ancora più complicato perché il papà lavora invece in un’altra città.
E siccome i parlamentari del Movimento 5 Stelle non sono ricchi professionisti della politica e non vogliono buttare i soldi pubblici per trovare una casa con le agenzie immobiliari stanno chiedendo a tutti i conoscenti di aiutarli in queste ricerche. Ma per chi non ha amici a Roma l’aiuto è assicurato dai parlamentari del Lazio che stanno tentando di mettere insieme le richieste dei colleghi di fuori regione, per trovare delle soluzioni accettabili a prezzi ragionevoli e intanto mettono a disposizione il divano di casa e il pavimento del salotto per i casi di emergenza (è già successo!!).
Nel frattempo si cercano camioncini e macchine station wagon per fare i traslochi senza spendere troppo o se proprio non ci si riesce, ci si attrezza per affittare un furgone insieme a qualche collega della tua zona.

Come fa notare giustamente Giornalettismo in una disamina del comunicato:

Ma c’è soprattutto da notare che qui non si sta parlando di “buttare i soldi pubblici “, ma i privatissimi redditi dei neo-parlamentari, che tra l’altro non sono affatto obbligati a traslocare a Roma e che in ogni caso non occorre essere ricchissimi professionisti della politica per affrontare con successo un trasferimento per motivi di lavoro, quasi tutti gli italiani che traslocano lo fanno per retribuzioni molto inferiori. Vien poi da chiedersi se alla luce dell’impegno preso sia corretto sacrificare l’impegno al servizio del paese per seguire i propri studi o altre occupazioni precedenti o se i candidati che hanno dei figli siano diversi dai candidati di altri partiti o dalla massa dei lavoratori italiani con figli, che quando firmano un contratto di lavoro di solito poi s’organizzano di conseguenza senza lamenti.

C’è poi da dire che i parlamentari del Movimento 5 Stelle promettevano d’essere più preparati (e laureati) di quelli che vanno a sostituire, ma poi si scopre che la Costituzione non la conosce nessuno e che sperano d’imparare tutto entro l’inizio dei lavori parlamentari.  Per questo sembra assurda anche la decisione di risparmiare e perdere tempo organizzando traslochi improvvisati e chiedendo aiuto a volontari, chi vuole traslocare può e deve pagarsi un’impresa di traslochi, pagare la fattura e lasciare che se ne occupino mentre l’eletto spende il suo prezioso tempo da deputato a studiare o a fare il “nostro dipendente”.

A leggere il comunicato c’è da rimanere allibiti e da chiedersi come facciano gli italiani che firmano un contratto di lavoro per il quale -devono- già possedere le minime competenze necessarie e che magari traslocano con la famiglia al seguito inseguendo trattamenti economici molto più modesti. Invece in questo caso sembra d’assistere al lamento di un gruppo di chiamati alla leva obbligatoria, parlamentari per caso, come in effetti sono molti dei miracolati che sono finiti in parlamento grazie a Grillo, e che ora sembrano persi fin dalle prime elementari incombenze logistiche imposte dalla nuova condizione.

Oggi, nuovo scontro della pseudocultura delle soluzioni semplici con la realtà della complessità: guarda un po’, pare che fare il parlamentare non si possa improvvisare. E di colpo scoprono di avere bisogno di assistenti:

“E’ tutto più complesso di come sembra” spiega il capogruppo al Senato Vito Crimi su Facebook, cercando di spiegare a chi scriveva sulla sua bacheca che l’approdo nel palazzo è una questione molto più articolata di quello che si può pensare dall’esterno. Lo spunto lo offre, appunto, il bando. “Non sono esperti tematici e consulenti, sono figure necessarie – spiega Crimi -.Direttore amministrativo e revisore, ad esempio, sono figure obbligatorie previste dai regolamenti parlamentari. Poi c’è l’ufficio legislativo che deve occuparsi di trasformare in legge le nostre proposte. Ma tra l’altro ci sono anche dei limiti, ad esempio alla Camera alcune di queste figure sei obbligato a prenderle da elenchi già esistenti. E’ tutto più complesso di come sembra”.

E questi assistenti, a differenza dei parlamentari che assisteranno

viene richiesta una “laurea in materie giuridico-economiche con indirizzo pubblico, una profonda conoscenza del diritto costituzionale e diritto parlamentare“.

Già, perchè Crimi scopre che alla fine “È tutto più complesso di come sembra”. Che sia l’inizio del risveglio per chi è stato indotto a credere che si potesse risolvere tutto con un vaffanculo e con qualche post su un forum scalcagnato? Benvenuti nel mondo reale, parlamentari a cinque stelle.

 

1 commento »

  1. mcc43 scrive:

    Insomma, hanno cominciato dal fondo: prima hanno preso i voti perchè “non” erano un partito, poi cominciano – diamogli tregua! – a costruire le strutture di partito. Che comunque si chiamerà non-partito e continuerà ad avere un non-statuto. Potranno anche gli elettori chiamare non-voto l’incauto gesto di febbraio?

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