Moriremo Cinque StelleOsservatorio sul fenomeno Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

matteo de vita - attivista fake 3

Quando sei ufficialmente un militante del Movimento 5 Stelle? La domanda non è peregrina: apparentemente Grillo ha sconfessato l’intervista di Barbara d’Urso a Matteo De Vita, “militante” del movimento che in realtà si era iscritto ai meetup solo il giorno delle elezioni:

“Magicamente Barbara D’Urso su Canale 5 lo invita a parlare a nome del MoVimento 5 Stelle come “attivista” in collegamento da Bari. Il signor De Vita, che non rappresenta nessuno se non sé stesso, oltre a sfoggiare un arroganza fuori dal comune, si arroga il diritto di parlare a nome di un movimento al quale non appartiene se non virtualmente, dopo essersi iscritto alla semplice piattaforma Meet Up il giorno delle elezioni politiche 2013″.

Il che ha perfettamente senso, per un partito politico qualsiasi: di norma non si invita un passante che segue il twitter di Bersani a parlare a nome del Partito Democratico. Ma la dichiarazione di Grillo, del tutto normale per un partito normale, stride parecchio con la logica di democrazia diretta che in teoria dovrebbe muovere il M5S. Esiste un modo per appartenere al M5S non virtualmente? Non bastava iscriversi al sito per diventare un attivista M5S? E se non basta, cosa serve? Ci vorrà mica una tessera come nei partiti tradizionali? E in un movimento dove uno vale uno, perchè l’attivista arrivato ieri non vale tanto quanto chi si è iscritto un anno o cinque anni fa? Non è un movimento di semplici cittadini che collaborano attraverso la rete? Che Grillo e i suoi si stiano accorgendo che certe strutture dei partiti e della politica non esistono per caso? O a queste strutture Grillo vuole sostituire un controllo completamente verticistico?

0 Una vecchia idea

Floriana Grasso to Link esterni — Tags: , ,  

Un paio di giorni fa, a Genova, alcuni autisti AMT hanno aderito a un non-sciopero marchiato 5 Stelle.

Non si sa se fossero o meno al corrente di una vecchia proposta del governo Berlusconi IV.

Un brillante contributo di Raffaele Ventura sul suo blog Eschaton mette il dito, con una geniale analogia disneyana, su una delle caratteristiche fondanti del grillismo: è quello che ciascuno vuole vederci dentro. Un movimento che, accogliendo tutte le idee, in pratica non ne ha nessuna:

Il famoso venticinque percento di Grillo è prodotto dall’aggregazione di domande politiche molto differenti, apparentemente inconciliabili, forse contraddittorie. Ma è qui che le cose diventano interessanti. Inconciliabili, non c’è dubbio che lo siano nella pratica: d’altronde Grillo stesso non pensava sicuramente a un programma di governo. [...] Lo straordinario successo di Grillo è dunque di avere costruito un discorso capace di tenere assieme, per un attimo, cose che sembrava impossibile tenere assieme.

Altra interessante osservazione è quella riportata sul ceto politico a cui il M5S si rivolge:

Come ha detto Carlo Freccero qualche giorno fa in un dibattito televisivo, “Grillo ha proletarizzato il piccolo imprenditore”. Ha inventato — sul piano simbolico, linguistico, ovvero strategico e sostanzialmente politico — una nuova classe sociale, composta nientemeno che da tutti coloro che si sentono vittime un’ingiustizia.

Ma siamo sicuri che l’abbia inventata? O non ha anche qui riproposto qualcosa dal sapore antico?

[...] La piccola borghesia, che ha definitivamente perduto ogni speranza di riacquistare una funzione produttiva (solo oggi una speranza di questo genere si riaffaccia, coi tentativi del Partito popolare per ridare importanza alla piccola proprietà agricola e coi tentativi dei funzionari della Confederazione generale del Lavoro per galvanizzare il morticino-controllo sindacale) cerca in ogni modo di conservare una posizione di iniziativa storica: essa scimmieggia la classe operaia, scende in piazza.

Questa nuova tattica si attua nei modi e nelle forme consentiti ad una classe di chiacchieroni, di scettici, di corrotti: lo svolgimento dei fatti che ha preso il nome di “radiose giornate di maggio”, con tutti i loro riflessi giornalistici, oratori, teatrali, piazzaioli durante la guerra, è come la proiezione nella realtà di una novella della jungla del Kipling: la novella del Bandar-Log, del popolo delle scimmie, il quale crede di essere superiore a tutti gli altri popoli della jungla, di possedere tutta l’intelligenza, tutta l’intuizione storica, tutto lo spirito rivoluzionario, tutta la sapienza di governo, ecc., ecc.

Era avvenuto questo: la piccola borghesia, che si era asservita al potere governativo attraverso la corruzione parlamentare, muta la forma della sua prestazione d’opera, diventa antiparlamentare e cerca di corrompere la piazza. Nel periodo della guerra il Parlamento decade completamente: la piccola borghesia cerca di consolidare la sua nuova posizione e si illude di aver realmente ucciso la lotta di classe, di aver preso la direzione della classe operaia e contadina, di aver sostituito l’idea socialista, immanente nelle masse, con uno strano e bislacco miscuglio ideologico di imperialismo nazionalista, di “vero rivoluzionarismo”, di “sindacalismo nazionale”. [...]

Sono parole di Antonio Gramsci, che potrebbero ricordare qualcosa.

Su Repubblica una interessante intervista sul tema M5S a Evgeny Morozov, studioso bielorusso del rapporto tra tecnologia e politica. Un passo centra perfettamente, secondo me, il pericolo sottinteso dal confuso concetto di “democrazia diretta” propagandato dal Movimento:

questo deliberato tentativo di sfuggire alle caratteristiche della politica – ideologia, negoziazione, prevaricazione occasionale e ipocrisia – può solo peggiorare le cose. Di fronte a una qualsiasi fluttuazione del sistema politico attuale (e il cielo sa quante ce ne possano essere in Italia), l’imperfezione è meglio di un’alternativa che in questo caso potrebbe essere l’eliminazione di ogni spazio di manovra e la sostituzione della politica con una qualche forma di managerialismo o di totalitarismo populista. L’eccellente libro del 1962 di Bernard Crick “In Defence of Politics” (“In difesa della politica”, ed. Il Mulino, 1969, ndr) dovrebbe essere distribuito ampiamente in Italia: è il miglior argomento del perché i sogni populisti e tecnocratici di abbandono della politica siano sbagliati.

 

4 Ve la da Paolo, l’america

Francesco Velludo to Link esterni,Post — Tags: , ,  

L’onorevole Paolo Bernini torna alla ribalta, questa volta per metterci in guardia dai pericoli dei chip impiantati sottopelle. Per fortuna, finora, solo in america

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eccome.

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Quali sono i piani di crescita economica del Movimento Cinque Stelle? Un’idea ce la può dare Andrea Cioffi, senatore M5S della Campania. La ricetta per lo sviluppo della regione campana? Agricoltura e turismo, naturalmente:

“Negli anni Cinquanta la popolazione era impegnata per il 45% nel settore agricolo, oggi solamente il 3%. Sempre nell’ottica del superamento della società individualista, noi dobbiamo riappropriarci della nostra sovranità alimentare, prediligere i prodotti a filiera corta, ricominciare a vivere in armonia con il territorio. Per il nostro territorio, per gran parte a vocazione agricola, penso ad esempio agli orti sociali, a qualunque iniziativa in questo senso”.

“Tornare all’agricoltura vuol dire anche dire basta al consumo del suolo, che in gran parte è agricolo e che potrebbe fornirci prodotti di grande qualità”

E io che pensavo bisognasse incentivare l’innovazione, la ricerca, l’industria ad alto contenuto tecnologico, il know-how. Che di questo avesse bisogno il Sud, invece di tornare all’economia di sussistenza degli anni ’50. Ora che ci penso, peraltro, non c’era stato un governo, in Italia, che molti decenni fa mise al primo posto l’economia rurale? Vediamo se lo indovinate.

Il problema del rapporto tra M5S, populismo, (neo/pre)fascismo, democrazia e consimili è complesso, e nel nostro minuscolo cerchiamo e cercheremo di analizzarlo. Ma a volte basta una frase per far capire con che persone abbiamo a che fare:

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Manlio Di Stefano, onor… cittadino M5S alla Camera dei Deputati.

A Beppe Grillo, come abbiamo visto, non piace confrontarsi con i giornalisti italiani. Però questo disprezzo per i giornalisti scompare misteriosamente quando si tratta della stampa estera. Forse perchè Grillo sa che i giornalisti stranieri non possono tenere il polso della situazione come quelli che lo conoscono ormai da anni.

Non a caso ora Beppe Grillo può vantare da qualche giorno un’intervista su New Scientist, una delle principali riviste divulgative di scienza del mondo anglosassone. Dove apparentemente Grillo fa un’ottima figura, parlando di meritocrazia e presentandosi come un politico che ha subito pensato alle problematiche dell’economia e dell’ambiente da un punto di vista scientifico.

Peccato che il New Scientist, che forse non segue Grillo da anni come i media italiani, abbia dimenticato l’interminabile serie di bufale e assurdità a cui Grillo ha sempre dato credito, o la tragica debacle sulla sperimentazione animale. E infatti pochi giorni dopo la rivista inglese è costretta a mettere questo cappello sul testo dell’intervista:

Following the publication of this interview, a number of readers have suggested that our correspondent should have pressed Grillo more closely on statements he has made about science in the past.

(In seguito alla pubblicazione di questa intervista, numerosi lettori hanno suggerito che il nostro corrispondente avrebbe dovuto chiedere di più a Grillo sulle sue dichiarazioni scientifiche del passato)

Mentre aspettiamo una nuova intervista anglosassone a Grillo, i parlamentari cinque stelle mostrano anch’essi una invidiabile dimestichezza con la ricerca scientifica. Vediamo cosa scrive qualche giorno fa Vito Crimi, capogruppo al Senato, sul suo profilo Facebook, su una recente conquista tecnologica:

Screen shot 2013-03-05 at 10.05.07 AM

Evidentemente l’onorev…pardon, cittadino Crimi non sa che mettere elettrodi nel cervello, lungi dall’essere crudele, è una pratica che permette e permetterà a pazienti paralizzati o comunque con difficoltà di movimento di poter essere indipendenti, o di riacquisire sensi perduti. Nè, evidentemente, si pone il problema di quali siano le possibili applicazioni di uno studio del genere, dalla comunicazione alla riabilitazione fisiomotoria (immaginate di avere un istruttore che stimola direttamente il vostro cervello per indurvi a muovere le gambe, o le braccia). Sarebbe interessante entrare in comunicazione diretta con il cervello del cittadino Crimi per saperne di più.

Non se la dev’essere passata bene, ieri sera, Roberta Lombardi, la neoeletta capogruppo alla camera del Movimento 5 Stelle. La notizia, infatti, delle dichiarazioni rinvenute sul suo blog riguardanti casapound e il fascismo in generale, era rimbalzata sul web in maniera impazzita, inondando i vari social network e creando un discreto vespaio di polemiche, tenendo conto, peraltro, di quanti paralleli siano stati fatti nei giorni scorsi, in Italia e all’estero, tra  M5S e vari movimenti totalitari del secolo scorso.

C’era da attendersi, quindi, una smentita della Lombardi a stretto giro di posta -benchè neofiti della politica, certe abitudini si imparano presto-, che è puntualmente arrivata.
Forse, per Roberta, sarebbe stato il caso di far sbollire la rabbia per l’improvvisa notorietà negativa, dato che, a mio personalissimo avviso, la toppa che cerca di porre alla questione, se non è peggiore del buco, certamente ci si avvicina:

Quella espressa era una analisi esclusivamente storica di questo periodo politico, che naturalmente condanno. In Italia il fascismo così come il comunismo è morto e sepolto da almeno trent’anni.
Mi riferivo, facendo una analisi, al primo programma del 1919, basato su voto alle donne, elezioni e altre riforme sociali che sembravano prettamente socialiste rivoluzionarie e non certamente il preludio di una futura dittatura

E fin qui, seppur ansimando e sbuffando, più o meno ci siamo (vabè, il voto alle donne è arrivato nel 45, a fascismo caduto, ma insomma, lo dite voi che state studiando, Roberta). Ok, si può obiettare che la morte di un’ideologia (vada a dirlo ai vari movimenti di estremisti di destra e sinistra presenti sul territorio, comunque) non significhi che non si debba comunque sempre vigilare affinché certi strafalcioni della storia non si ripetano. E siamo abbastanza maturi anche per scindere, come fa la Lombardi, il totalitarismo dalle effettive politiche sociali messe in piedi dal fascismo, alcune delle quali sono tuttora ben radicate nella nostra società.

La Lombardi, però, continua:

Tutte proposte che poi Mussolini smentì già dall’anno seguente, in quello che fu un continuo delirio di contraddizioni. La caratteristica del fascismo fu infatti quella di cambiare sempre le carte in tavola, con l’unica costante che al centro del potere rimanevano sempre Mussolini ed il suo partito unico.
Potere che poi divenne dittatura in un crescendo di violenza. Fino ad arrivare al razzismo e la guerra. Questo il mio giudizio storico e politico, negativo su quell’esperienza. Ora possiamo pensare all’Italia del 2013.

Ma come, Roberta, il 21 gennaio, razzismo e cinghiate erano il lato folcloristico del fascismo, portato avanti da casa pound, cui guardavi quasi con simpatia, e oggi, forse a causa del can can mediatico scatenatosi ieri, non sono più così attraenti? Per tacere della critica tout-court al partito unico; forse dovrebbe parlarne con Grillo e Casaleggio, prima.

Infine, conclude:

Ricordo a tutti che il M5S ha nel suo programma l’insegnamento della Costituzione italiana.

Ecco, Roberta, mi raccomando l’articolo 67.