Moriremo Cinque StelleOsservatorio sul fenomeno Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio

Nei giorni scorsi, su numerose testate e blog “indipendenti” è apparsa una fantomatica lettera , firmata dall’avv. Vincenzo Forte (già dirigente MSI e Unione Patriottica, e ora elettore a 5 stelle, a quanto dice), che denuncerebbe come, all’interno delle fila del movimento, con preciso piano politico, si sarebbero infiltrati almeno 4 attivisti, successivamente eletti a diverse cariche (un senatore, due deputati e un consigliere regionale) con un passato di militanza nel MSI di Pino Rauti, e che a tutt’oggi manterrebbero stretti contatti con gli ambienti di destra radicale. Abbiamo ritenuto, finora, di non dare particolare peso alla cosa, in quanto si tratta di accuse non troppo circostanziate che comunque, anche se confermate, non farebbero che contravvenire meramente a un regolamento interno al movimento (quello della non ricandidabilità), ma che, in sostanza, non sarebbero cosa particolarmente grave (altro discorso è il piano morale, ma ci arriveremo presto).

Spostiamoci invece a Roma: poche ore fa, durante la prima assemblea degli eletti del movimento, sono stati eletti i due capigruppo al senato (Vito Crimi) e alla camera (Roberta Lombardi) della pattuglia grillina. Trattandosi di persone sostanzialmente sconosciute dal punto di vista politico, è scattata quasi immediatamente -com’è naturale- la corsa delle varie testate, o dei semplici curiosi, a scoprire qualcosa su questi nuovi protagonisti della scena politica italiana, effettuata scandagliando i profili personali sulle varie piattaforme di social network e blogging.

Proprio a riguardo della capogruppo alla camera, Roberta Lombardi, è stato rinvenuto un blog, piuttosto aggiornato e curato, che testimonia, tra le altre cose, il suo impegno di militante. Scorrendo le varie entry del diario, non si può sorvolare quella del 21 gennaio scorso. Un po’ di contesto: siamo nel piano della polemica dovuta all’ “apertura”, da parte di Beppe Grillo, verso il movimento di estrema destra Casa Pound. I commenti di Grillo a riguardo, in un paio di giorni, vengono sostanzialmente minimizzati e la polemica, bene o male, rientra. Vediamo però cosa scrive, invece, Roberta a riguardo:

 

Se parliamo delle ideologie, penso all’episodio recente di “Grillo che apre a Casapound”. Prima questione: qualcuno mi dice, finchè esistono loro il fascismo non sarà morto, quindi non mi dire che questa ideologia non rappresenta una minaccia presente. Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola

e ancora:

Seconda questione, e questo per me è il punto fondamentale, sono 30 anni che fascismo e comunismo in Italia non esistono più. Invocarne lo spettro a targhe alterne è l’ennesimo tentativo di distrazione di massa: ti agito davanti il noto spauracchio perché voglio far leva sulle tue paure per portarti dalla mia parte. Non sono i fascisti o i comunisti che ci hanno impoverito, tolto i diritti, precarizzato l’esistenza, reso un incubo il pensiero del futuro.

Con la solita retorica del destra e sinistra, sò tutti uguali ecco che la Lombardi, con un triplo carpiato avvitato storico, spruzza presentabilità sui peggiori totalitarismi del secolo scorso, perchè il problema è la casta.
Il suo ragionamento, nel post, procede quindi anche nei confronti di sindacati ed associazioni dei lavoratori, ma per il momento era questo, il passaggio che mi premeva sottolineare.

 

In un momento nel quale molti, anche all’estero, iniziano a denunciare preoccupanti similitudini di modus operandi tra il M5S e alcuni totalitarismi, dichiarazioni come quelle della Lombardi (benché rese da privata cittadina, e non certo posizione ufficiale del movimento), non possono non far rizzare le antenne dell’attenzione. Saranno pure pareri personali suoi, ma sapere che come capogruppo alla camera di una forza che dei temi sociali ha fatto uno dei suoi punti di forza, c’è una persona che ritiene razzismo e sprangate un’espressione folcloristica del fascismo, francamente un po’ mi preoccupa.

Come potete immaginare, ci eravamo collegati con molta curiosità alla diretta web dell’incontro tra Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio e i neo-eletti parlamentari e senatori del M5S, presso un hotel romano.

La prima sorpresa cui siamo andati incontro, è quella che, nonostante la trasparenza e la promessa di informazione diretta alla popolazione, sembra che la parte “decisionale” dell’incontro sia già terminata. Sono stati infatti già nominati i capigruppo alla camera e al senato, e annunciate sbrigativamente le linee guida dei parlamentari, ribadendo -almeno per ora- che non sarà concessa la fiducia ad alcun governo.
Si è passati quindi alla presentazione, uno per uno, di tutti gli eletti nelle file del movimento. Poteva essere comunque un momento interessante, finalmente c’era l’occasione di vedere in faccia questo nutrito gruppo di illustri sconosciuti che, tra pochi giorni, siederanno nei due rami del parlamento.

Uso il condizionale perchè, dopo un inizio incoraggiante, lo streaming dell’incontro (ospitato come sempre da La Cosa tramite il blog di Beppe Grillo) ha iniziato ad essere letteralmente falcidiato da rallentamenti, stop, cadute, fino ad arrivare -al momento in cui scrivo- al buio totale. Un picco esagerato di accessi? Relativamente, se si pensa che, durante la diretta “funzionante”, sono stati annunciati con orgoglio 27.000 utenti connessi, un numero sicuramente cospicuo, ma non in grado di mettere in difficoltà reti discretamente potenti.

Il problema, però, stava proprio lì…riprendendo la linea da Milano, colui il quale non saprei definire altrimenti se non “il DJ del movimento” (il ragazzo, per intenderci, che ha presentato la serata di S.Giovanni dello tsunami tour a Roma, prima che arrivasse Beppe Grillo), ha infatti annunciato che i gravi problemi dello streaming erano dovuti al fatto che il tutto poggiava sulla semplice linea ADSL dell’albergo, arrivando addirittura a chiedere alla gestione dello stesso di cambiare la password della linea stessa (!), tagliando così di fatto fuori il resto della clientela dell’hotel dall’usufrutto di un servizio per il quale avevano, presumibilmente, pagato, di modo da garantire accesso unico ed indiscriminato alla banda larga al movimento.

Che dire, se volevano concentrare l’attenzione del paese sull’arretratezza delle linee dati presenti sul terriorio, possono anche esserci riusciti; certo che da un movimento che fa della sua forza su internet uno dei suoi capisaldi, un’organizzazione più attenta ad esigenze di questo tipo ce la si poteva anche attendere.

Beh, almeno a loro modo ci provano. Il neodeputato M5S Matteo Dall’Osso, eletto in Emilia Romagna, può vantare una laurea in ingegneria elettronica (e l’ha pubblicata online: in questi tempi di lauree millantate, un gesto comprensibile).  Ora che si è trovato eletto in Parlamento, e solo ora, ha finalmente deciso di dare un’occhiata al posto di lavoro per cui ha fatto campagna elettorale. Studiando sui bignami del Mulino e sulle fotocopie degli studenti (oltre che sui libri di Grillo e Casaleggio):

matteodallosso

Per carità: onestamente non sappiamo quanto gli altri deputati e senatori della Repubblica, di qualsiasi partito, siano preparati in materia. A onore di Matteo Dall’Osso, dobbiamo riconoscere lo sforzo e la trasparenza nel mostrare pubblicamente come si prepara per il suo mandato. Diciamo che adesso avremo un’idea più chiara delle sue competenze o mancanza di esse, e speriamo che studiare sulle guide del Mulino e su qualche fotocopia lo aiuti a fare bene il suo lavoro.

(Grazie a Irina Marchesini per la segnalazione)

 

I grillini giustamente si indignarono per la parentopoli lombarda guidata da Formigoni, per esempio. Ma si comportano meglio? Pare di no: lo dimostrano le “strane” connessioni familiari tra gli eletti a cinque stelle, come fa notare Giornalettismo, a livelli sconosciuti perfino alla prima Repubblica.

Azzurra Cancellieri, sorella di Giovanni, capogruppo M5S all’Assemblea Regionale Siciliana e ricordiamo che la Sicilia è il fiore all’occhiello del modello proposto da Grillo. Ma ancora Tatiana Basilio è la moglie di Simone Ferrari che ha battuto alle parlamentarie in Lombardia o ancora Cristina De Pietro, capolista in Liguria e sorella di Stefano, consigliere comunale. Per i Buccarella ricordiamo i fratelli Maurizio e Tiziana che ottengono due posti ma la sorella si ritira

Della cosa si era già parlato prima delle elezioni: e pure qualche militante del Movimento 5 Stelle aveva posto le sue obiezioni online, per esempio qui e qui. Obiezioni poco ascoltate, sia a giudicare dalle discussioni, sia di fatto. Di nuovo, dov’è la democrazia dal basso? O al popolo degli “uno vale uno” va bene che i parenti valgano un po’ di più?

 

Il primo incontro dei parlamentari a 5 stelle, a Roma, si è concluso ieri e, in attesa dell’incontro odierno con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio , sono  iniziate a filtrare le prime indiscrezioni a riguardo. O forse è meglio dire, è iniziata a filtrare L’indiscrezione a riguardo…

 

Qualche giorno fa, un’articolo di Repubblica ha reso noto a tutti (il documento non è infatti di immediata reperibilità, sul blog di Beppe Grillo) il cosiddetto Codice comportamentale degli eletti a cinque stelle in parlamento e al senato.
Di per se, un codice del genere non è una novità: i maggiori partiti ne utilizzano uno -chi più, chi meno stringente nelle sue regole- ed è effettivamente un buono strumento di controllo preventivo di eventuali attività non in linea con quelle del partito. Non mi soffermo pertanto, particolarmente, nel merito dei singoli articoli regolanti il comportamento dei deputati; ci sono delle parti che fatico a condividere (se non a comprendere nella loro utilità), ma tutto sommato è un sunto di quelle si sapevano essere le linee guida del movimento, fin da quando si è decisa l’effettiva discesa in politica dello stesso.

C’è una cosa, però, che ha attirato subito la mia attenzione (e a quanto leggo in giro, anche quella di altri). L’articolo riguardante la “Costituzione di gruppi di comunicazione per i parlamentari del M5S di Camera e Senato”, al suo interno, recita:

. La costituzione di due “gruppi di comunicazione”, uno per la Camera e uno per il Senato, sarà definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri, al duplice fine di garantire una gestione professionale e coordinata di detta attività di comunicazione, nonchè di evitare una dispersione delle risorse per ciò disponibili. Ogni gruppo avrà un coordinatore con il compito di relazionarsi con il sito nazionale del M5S e con il blog di Beppe Grillo. La concreta destinazione delle risorse del gruppo parlamentare ad una struttura di comunicazione a supporto delle attività di Camera e Senato su designazione di Beppe Grillo deve costituire oggetto di specifica previsione nello Statuto di cui lo stesso gruppo parlamentare dovrà dotarsi per il suo funzionamento.

Ora, tralasciando volutamente la quantità di volte in cui il nome Beppe Grillo (il cosiddetto mero megafono) del movimento venga citato all’interno dello statuto, e i poteri piuttosto importanti che gli vengono conferiti dallo stesso, non si può non notare come, la parte grassettata, possa far sorgere degli interrogativi.
Tutte le piattaforme telematiche del movimento, infatti, poggiano direttamente o indirettamente su tecnologie e servizi della Casaleggio e associati, potente struttura di marketing e comunicazione. Non è peregrina, pertanto, l’ipotesi che le risorse e i fondi citati nel punto in questione possano convergere sulla Casaleggio stessa (per carità, per ora siamo sul piano delle ipotesi, ma dato lo stretto riserbo su tutta la parte decisionale del movimento posto finora, non possiamo che affidarci a quelle).

Gianroberto Casaleggio, sdoganato di recente come ideologo forte -nella migliore delle ipotesi- dalla presenza sul palco di S. Giovanni a Roma, in occasione della chiusura del tour elettorale del M5S, e presente proprio oggi alla riunione di presentazione e conoscenza dei deputati eletti alla camera e al senato per il movimento, con lo scopo preciso di dare direttive di comunicazione, potrebbe quindi rischiare di trovarsi nella scomoda posizione di avere un conflitto di interessi piuttosto diretto. Se, infatti, il nodo del conflitto di interessi di berlusconiana memoria poggia sui possibili favoritismi che il presidente del Popolo delle Libertà potrebbe trarre dalla sua attività politica, nel caso del M5S si potrebbe profilare, invece, un gettito di denaro versato dai contribuenti (le risorse del gruppo parlamentare) direttamente nelle tasche del privato cittadino che è anche alle spalle del movimento stesso.
Si tratta ovviamente di ipotesi, che peraltro fanno il paio con un articolo  che analizza come i flussi di clic destinati alle donazioni per il sostentamento del movimento, potrebbero in effetti ingenerare introito (tramite banner pubblicitario) direttamente al blog di Beppe Grillo. Sul questo tema, però, ammetto candidamente la mia ignoranza, rimettendomi al giudizio di chi ne capisce più di me.

Oggi Luca Sofri sul suo blog scrive del rapporto tra Beppe Grillo e i giornalisti.  Sofri la vede come una specie di gioco delle parti:

Sia dai lettori che da chi fa e gestisce le notizie, politici, classi dirigenti, personaggi famosi: il giornalista ha sempre avuto il pallino in mano, perché tutti hanno bisogno di lui per essere raccontati, e vogliono essere raccontati. È così che i giornali italiani si sono montati la testa e si sono messi, per esempio, a influenzare la politica invece che raccontarla.

Grillo ha fatto saltare questa cosa, mandando ai giornalisti per la prima volta il messaggio “non abbiamo bisogno di voi” (bluffando, ma ha funzionato): messaggio che sta mandando in tilt mezza professione, con conseguenze di impazzimento che vanno dalla supplica, all’autoumiliazione, alla collera sfrenata, all’asservimento totale ai capricci divertiti di Grillo e dei suoi.

Io ho però l’impressione che ci sia dietro qualcosa di peggio. Il giornalismo, con tutti i suoi difetti, è la storica garanzia di una informazione indipendente. Nella peggiore delle ipotesi giornalisti saranno venduti, politicizzati e con secondi fini: ma perlomeno sono venduti, politicizzati e disposti a secondi fini diversi fra loro. Il ManifestoIl Giornale hanno senso perchè esistono contemporaneamente, e le domande che fa uno non le farà l’altro.

Ma il M5S ha capito bene che se vuole sopravvivere deve monopolizzare l’informazione su di sè. Rimuovendo ogni interazione con un contraddittorio esterno, delegando tutta la comunicazione a Grillo e Casaleggio (inclusa quella parlamentare, come da regolamento), comunicazione che è sempre unidirezionale: da Grillo verso il resto del mondo, e non viceversa. Il M5S impone un monologo, da prendere o lasciare -e questo è uno degli assiomi più severi del movimento, come si è visto quando la partecipazione a un talk show comportò l’espulsione dal movimento. Siccome il M5S non può ancora aspirare al controllo dei media, è costretto a tagliarli fuori per quanto possibile. In questo il metodo di lavoro del M5S è preoccupantemente totalitario.

In altre parole, il M5S non può e non vuole sopravvivere in un sistema democratico dell’informazione. Anche per questo serve il nostro piccolissimo lavoro.

Edit: Sofri riposta ora anche un vecchio illuminante post sulla comunicazione-monologo di Grillo. Intitolato, non a caso, “Emette ma non riceve”.

E’ notizia fresca di oggi, come ben riportato da Massimo, il duro attacco di Beppe Grillo alla costituzione, più precisamente all’articolo 67, che recita, tra le altre cose:

“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”

Nel suo intervento, che non andrò ad approfondire oltre, dato che è già stato fatto, un accorato Grillo dice:

Questo consente la libertà più assoluta ai parlamentari che non sono vincolati né verso il partito in cui si sono candidati, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori. Insomma, l’eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno

non c’è che dire, una posizione forte e netta, che non lascia spazio a troppe interpretazioni. O forse si?

 

Circa due anni fa, in occasione delle possibili dimissioni di Gianfranco Fini dal ruolo di presidente della camera dei deputati, all’interno dello scontro con Berlusconi, che portò poi alla fuoriuscita dell’ex segretario dell’MSI dal Popolo delle Libertà, Beppe Grillo vergava parole di fuoco:

Le dimissioni di Fini da presidente della Camera sono una cartina di tornasole. Se deve lasciare il suo ruolo istituzionale perché rappresenta un partito e fa politica a tempo pieno, allora il discorso va esteso a tutti i nostri dipendenti che ricoprono una funzione pubblica elettiva negli interessi dei cittadini.

e ancora, in difesa (!) del tanto bistrattato articolo 67:

L’articolo 67 della Costituzione:
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” è molto chiaro. Chi è eletto risponde ai cittadini, non al suo partito.

Ma come, Beppe! Giusto oggi ci spiegavi come la magna charta unica e inappellabile del deputato eletto fosse il programma del partito (o non partito, in questo caso)!

Sembrerebbe che, con il post di oggi, il buon Beppe abbia compiuto una discreta inversione a U, sul piano morale, rispetto all’articolo in questione. Non sto tanto a questionare sul merito di questo cambio di opinione, però forse è da prendere in considerazione come Grillo, che sull’uso della rete e sulla rettitudine morale presunta ha costituito la sua fortuna politica, spesso non tenga in questione come, queste stesse sue armi, possano ritorcersi contro di lui piuttosto facilmente.

E’ facile, lo riconosco, e anche velatamente subdolo, nel bailamme di questi giorni, andare a spulciare le bacheche facebook dei nuovi deputati e senatori eletti, domenica e lunedì, tra le fila del movimento 5 stelle.
Per loro stessa ammissione, infatti, queste persone sono quanto di più lontano ci possa essere dalla “vecchia” politica, fanno vanto della loro totale inesperienza all’interno delle istituzioni, propugnano l’unico valore della “novità” come manna salvifica e certificazione di migliorità
E’ un tema complesso, che forse varrà la pena di sviscerare meglio e più a lungo in seguito, e non voglio tuffarmi in una caccia alle streghe che non avrebbe altro esito se non quello di scatenare una corsa al “si, ma i tuoi sono migliori?”deleteria e fuorviante.

Non possiamo ignorare però, da una parte la forte preoccupazione suscitata dal mettere potentissimi strumenti di legislazione e controllo, a persone evidentemente incompetenti, nella migliore delle ipotesi, e inadeguate, in quella peggiore. E’ di un paio di giorni fa un interessante post de la privata repubblica  dedicato al neodeputato Paolo Bernini, 25enne, balzato alle cronache per l’improvvida dichiarazione

«Dovrò studiare bene la Costituzione. La politica l’ho scoperta con il documentario Zeitgeist». Di che parla? «È il più visto della rete: parla di tutto quello di cui non si scrive mai, la massoneria, l’11 settembre, le religioni. Quando l’ho visto ci sono rimasto male: mi ha fatto vedere la realtà in un altro modo».

Tralasciando, con molta buona volontà, l’agghiacciante pochezza di una dichiarazione del genere (non tanto, o non solo, per l’elezione del criticatissimo documentario Zeitgeist come faro della propria attività politica, quanto per lo sconcertante “dovrò studiare bene la costituzione”. Paolo bello, quando pensavi di farlo, nella pausa spuntino?), non possiamo e non dobbiamo ignorare i contenuti -per quanto presentati in maniera ironica e tagliente dal sito- che tracciano il profilo di una persona che, non andando a metterne in dubbio la buona fede, possiamo almeno tacciare di creduloneria e mancanza di spirito critico.  Ma davvero, è un tema lungo, e mi riprometto di approfondirlo in seguito.

E’ invece di oggi la “scoperta”, tramite il blog nonleggerlo.blogspot.it di ombre inquietanti di complottismo, questa volta in un prossimo senatore della repubblica, il già noto Bartolomeo Pepe.
Pepe, fresco reduce da un paio di giorni di notorietà dovuti alla dichiarazione:

«Io vi dico la verità, ancora devo mettermi a studiare anche perché non pensavo di essere eletto, preferisco incontrare le associazioni. Il Senato dove ha sede? Chissenefrega, non lo so, fammi arrivare e gli faccio vedere io… lo troveremo non ti preoccupare. Come si chiama il Palazzo? Non lo so… Prenderò un taxi e andiamo, non è un problema, lo troviamo. Andiamo su Google e lo troviamo…».

non fa a tempo a far posare un po’ di polvere su questa figuraccia, che subito viene travolto da un’altra:

L’ho già premesso, io -che ho una coscienza critica- non sono del tutto a mio agio ad andare a scavare nel passato delle persone, a caccia di errori e passi falsi, per sbugiardarle. Qui però, è doveroso ricordarlo, parliamo di un personaggio ora diventato pubblico. Di più, parliamo di un senatore della repubblica, una delle cariche più importanti del nostro sistema parlamentare.
E rimanendo nella miglior buona fede possibile, nei confronti di queste persone che voglio credere -almeno nella maggior parte- mosse davvero da spirito di miglioramento e buona volontà nei confronti di un paese che è anche il mio, non posso però frenare l’impeto di dire che no, io di persone che fanno dell’ignoranza la propria bandiera, e della dietrologia la propria missione, posso fare tranquillamente a meno. Soprattutto nelle istituzioni del mio paese.

Il danno forse peggiore del M5S è quello di imbrigliare e affogare istanze e voci di cambiamento realmente positive in un movimento che le soffoca, le trita e le annulla in nome del populismo peggiore. Per fortuna alcuni dei “grillini” capiscono e non si lasciano incantare. Ecco la testimonianza di Monica Fontanelli ( qui la nota originale su Facebook) e della delusione che ha subito dal movimento in cui aveva riposto le sue speranze.

Val la pena riportare il finale:

Per questi motivi lascio il Movimento, per la mancanza totale di democrazia all’interno, per la povertà di contenuti. Lascio il Movimento perché non voglio rendermi complice dell’inganno che stanno perpetuando verso gli elettori : a parole sostengono il programma nazionale di Grillo, nei fatti approfittano del suo carisma per ottenere facili voti di protesta ed iniziare la propria personale “scalata” alle Istituzioni. Non ci sto. I partiti non mi piacciono, ma il Movimento non è ciò che appare: non c’è democrazia all’interno, non ci sono idee che non siano quelle “facili” e scontate che la stragrande maggioranza delle persone può condividere, non c’è un progetto serio di società, solo slogan. Un Movimento a parole di tutti, nei fatti solo di pochi.

Inutile aggiungere che all’interno del M5S, invece di approfittare dell’episodio per una riflessione, si grida al complotto.